Muovendo dal dato che tra pochi anni gli anziani saranno uno dei gruppi sociali più numerosi, non dovremmo sottovalutare il fatto che, come diretta conseguenza, l’applicazione di criteri di progettazione per le loro necessità avrà un’influenza sempre più forte sul mercato abitativo tradizionale. Così come non possiamo ignorare la profonda relazione tra il benessere psico-fisico di una persona fragile e il contesto urbano in cui la sua abitazione è collocata. Da questo punto di vista è importante prevedere alcune specifiche condizioni: la vicinanza e l’accessibilità a spazi aperti e giardini; un trasporto pubblico raggiungibile e conveniente; un’offerta adeguata di servizi di assistenza ubicati vicino alla residenza; la possibilità di poter facilmente partecipare ad attività ricreative, sociali, culturali; le occasioni di integrazione intergenerazionale. In generale, la progettazione di una residenza collettiva è sempre un processo complesso che richiede la considerazione di molteplici aspetti, proprio perché basata su un principio di condivisione, su un’idea di abitare che vede lo spazio privato intrecciarsi e sovrapporsi alla dimensione pubblica degli spazi condivisi. Nella sua particolare condizione di vulnerabilità, occorre poi garantire a un abitante fragile un’ampia possibilità di scelta e una partecipazione attiva nella progettazione e nella gestione a lungo termine della propria casa. In un’abitazione di questo tipo va considerata centrale la questione della flessibilità, specialmente nella definizione degli spazi condivisi legati alla socialità e allo scambio, a cui – in un’ottica strategica di “invecchiamento attivo” – si potrebbe immaginare di aggiungere anche ambienti per attività lavorative o artigianali: al benessere legato alle condizioni psico-fisiche si affianca infatti il grado di vitalità di un abitante fragile. Mettere a disposizione il proprio “saper fare”, ad esempio, in relazione con gli altri (volontariato, hobby, educazione e formazione, fare i nonni ecc.), con gli spazi aperti (giardinaggio, orti, tempo libero, turismo), con gli animali ecc., sono attività che aiutano a migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano, mantenendole curiose, vitali e interessate al mondo che le circonda. I concetti di abitare e cura sono dunque intimamente intrecciati come pratiche reciprocamente complementari: nella diversità sociale e intergenerazionale si nasconde una formidabile risorsa per la società e una grande opportunità per un’architettura diversa, più complessa, sostenibile e inclusiva.

La casa come spazio sociale / Reale, Luca. - (2024), pp. 203-225.

La casa come spazio sociale

Luca Reale
2024

Abstract

Muovendo dal dato che tra pochi anni gli anziani saranno uno dei gruppi sociali più numerosi, non dovremmo sottovalutare il fatto che, come diretta conseguenza, l’applicazione di criteri di progettazione per le loro necessità avrà un’influenza sempre più forte sul mercato abitativo tradizionale. Così come non possiamo ignorare la profonda relazione tra il benessere psico-fisico di una persona fragile e il contesto urbano in cui la sua abitazione è collocata. Da questo punto di vista è importante prevedere alcune specifiche condizioni: la vicinanza e l’accessibilità a spazi aperti e giardini; un trasporto pubblico raggiungibile e conveniente; un’offerta adeguata di servizi di assistenza ubicati vicino alla residenza; la possibilità di poter facilmente partecipare ad attività ricreative, sociali, culturali; le occasioni di integrazione intergenerazionale. In generale, la progettazione di una residenza collettiva è sempre un processo complesso che richiede la considerazione di molteplici aspetti, proprio perché basata su un principio di condivisione, su un’idea di abitare che vede lo spazio privato intrecciarsi e sovrapporsi alla dimensione pubblica degli spazi condivisi. Nella sua particolare condizione di vulnerabilità, occorre poi garantire a un abitante fragile un’ampia possibilità di scelta e una partecipazione attiva nella progettazione e nella gestione a lungo termine della propria casa. In un’abitazione di questo tipo va considerata centrale la questione della flessibilità, specialmente nella definizione degli spazi condivisi legati alla socialità e allo scambio, a cui – in un’ottica strategica di “invecchiamento attivo” – si potrebbe immaginare di aggiungere anche ambienti per attività lavorative o artigianali: al benessere legato alle condizioni psico-fisiche si affianca infatti il grado di vitalità di un abitante fragile. Mettere a disposizione il proprio “saper fare”, ad esempio, in relazione con gli altri (volontariato, hobby, educazione e formazione, fare i nonni ecc.), con gli spazi aperti (giardinaggio, orti, tempo libero, turismo), con gli animali ecc., sono attività che aiutano a migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano, mantenendole curiose, vitali e interessate al mondo che le circonda. I concetti di abitare e cura sono dunque intimamente intrecciati come pratiche reciprocamente complementari: nella diversità sociale e intergenerazionale si nasconde una formidabile risorsa per la società e una grande opportunità per un’architettura diversa, più complessa, sostenibile e inclusiva.
2024
L’abitante fragile. Dalla residenza assistita alla casa multigenerazionale
978-88-229-2223-6
abitare; cura; architettura residenziale; casa multigenerazionale; alloggi per anziani; residenza collettiva; cohousing; invecchiamento attivo; abitante fragile
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La casa come spazio sociale / Reale, Luca. - (2024), pp. 203-225.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Reale_Casa-spazio-sociale_2024.pdf

solo gestori archivio

Note: frontespizio, indice, articolo
Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 529.46 kB
Formato Adobe PDF
529.46 kB Adobe PDF   Contatta l'autore

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1714759
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact